“… prima la terra, poi tutto il resto.“
La terra è di chi la lavora. Ed io lavoro la mia terra, una terra fra boschi di lecci e macchia mediterranea sulle colline del Cilento, non lontano dal mare cristallino di Castellabate, Agropoli, Pollica.
Una vigna da ripensare e ripristinare, centinaia di ulivi da recuperare e rimettere in produzione, una casa antica con una cantina naturale da rendere funzionale.
È nel duemila, un numero pieno di zeri, il momento buono per ricominciare.
Io sono un appassionato di musica con migliaia di vinili e tanti grilli per la testa.
Comincio a raccogliere olive e esperienze, seguo consigli e corsi di formazione.
Lascio un bellissimo negozio di dischi, non senza rimpianti, ma la terra mi prende e non mi lascia più.
E io ci affondo le mani dentro.
Il Primalaterra è il tempo che ci vuole, il tempo dettato dalla terra e dal cielo, più che dagli uomini. È l’aglianico libero di dormire, di svegliarsi quando vuole, di sgranchirsi un pò e uscire con calma, con tanta calma, dalla cantina dove ha riposato.
La Riserva è il rispetto necessario nei confronti di un’annata intensa, e densa di emozioni. La Riserva è il mondo del tannino indomabile ma infine domato, delle concentrazioni estreme che hanno bisogno di più legno, più tempo, più silenzio ancora.
Il Ciglio è l’ultima parte della dorsale, su cui è disteso il paese di Rutino, prima che la stessa discenda nella valle dell’Alento. Il Rosso è ormai un abitante di questo territorio, di cui vuole rappresentare la parte saporita delle argille locali.
Nel 2018 finalmente decido di piantare viti a bacca bianca per un vino che sia un corpo unico, naturale conseguenza dell’uvaggio scelto. E quindi Fiano per lo scheletro, la struttura portante; Falanghina a fare da polpa e carne, e Malvasia per la pelle e i profumi. Dopo 5 anni, le piante sono mature per il primo bianco fermo.
Il Malabrocca è di necessità virtù. Raccoglie tutte le uve della vigna vecchia solitamente destinate al Rosso del Ciglio e al Primalaterra, ma nel 2022 decimate da una grandinata di agosto che ha dettato i tempi e i modi della lavorazione: velocità e minima estrazione. Il risultato è una piacevole anomalia che si esprime in un aglianico di 12,5 di alcol, di fresca beva e carattere allegro
Il Primmavera nasce durante il primo anno di pandemia. Deve il suo nome e la sua doppia emme al brano Stop Bajon di Tullio De Piscopo, perché mi risuonava in testa la frase che dice “.. quando ascimm fora sarrà primmavera…”
(E poi la doppia emme anche perché l’aglianico na cosa ‘e cchiu ‘a tene sempre.)
Nico è il piccolo aglianico, il fratellino giovane, una spumeggiante decappottabile rosé che ti porta in giro per il Cilento, fra curve e tramonti, senza farti muovere dalla sedia.
Calabianca è una delle spiagge più belle del Cilento, con una fiumara di sassi bianchi levigati che incontrano le onde del mare di Camerota. E lo sguardo della vigna di queste uve bianche guarda verso sud, verso di lei.